martedì 1 novembre 2016

Café Society (In pillole #5)

La malinconia del passato



New York, anni Trenta: Bobby è il figlio più giovane di una famiglia ebrea. Decide di trasferirsi a Los Angeles, dove lo zio è un produttore cinematografico di successo. Lavorando per lui conosceVonnie, di cui si innamora perdutamente.

Woody torna alle atmosfere dei suoi primi film con un film che guarda con amore a New York e con odio misto ad ammirazione a Los Angeles, in cui l'ironia è stemperata da una forte malinconia. Allen affronta il tema della nostalgia, in un film in cui tutti sembrano bloccati nel passato passato e concentrati su ciò che avrebbe potuto essere anziché su ciò che stanno vivendo. Citando esplicitamente uno dei suoi riferimenti cinematografici, Casablanca, Allen costruisce un film delizioso, in cui delusione e cinismo si mescolano al romanticismo, dando vita a una strana miscela che, pur non raggiungendo le vette dei film migliori di Allen, affascina e commuove.

Sorretto dalla solita splendida colonna sonora e dalla magnifica fotografia di Vittorio Storaro, Cafe Society è una piccola perla che, pur essendo ben lontano dall'essere un capolavoro, affascina e conquista. Il film crea un'illusione momentanea in cui la bellezza trionfa sulla decadenza, e ritrae alla perfezione la tensione tra l'infelicità del successo e quel periodo della gioventù in cui, per dirla con Hemingway, si è "molto poveri, ma molto felici."


***1/2

Pier

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