domenica 2 settembre 2012

Telegrammi da Venezia 2012 - #1

Anche quest'anno Filmora è a Venezia, e anche quest'anno vi proporremo dei brevi telegrammi sui film presentati alla Mostra del Cinema. Pronti? Via!


Superstar (Concorso), voto 7. Interessante analisi del paradosso della celebrità, in cui un uomo qualunque diventa famoso senza volerlo e senza sapere il perchè. Dalla polvere andrà sull'altare, per poi tornare nella polvere, in un percorso che analizza efficacemente i meccanismi dei media e della fama senza però brillare per originalità.

The Iceman (Fuori concorso), voto 7. Film di genere che esplora le gesta e la mente di un serial killer insospettabile, autore di efferati omicidi ma per anni amorevole padre di famiglia. Grande prova di Michael Shannon, film ben girato ma non certo un capolavoro.

The Reluctant Fundamentalist (Fuori concorso), voto 7. Mira Nair cambia totalmente genere e racconta la storia di un pakistano emigrato negli Stati Uniti che, nonostante la sua brillante carriera, vede la sua vita crollare dopo l'11 Settembre a causa della xenofobia crescente. Un bel film, narrativamente solido e filmicamente interessante (buon uso del flashback), che eccede però in durata e moralismo.

At any price (Concorso), voto 5. Film che ha l'ambizione di raccontare l'epica dissoluzione del sogno americano, ma che finisce per affondare in una sceneggiatura un po' deficitaria e in un cast non proprio convincente. Il rimando a film come Il Gigante o La valle dell'Eden è evidente, ma finisce per restare soltanto su carta. Peccato, aveva buone premesse.

Fill the void (Concorso), voto 6. Il dilemma interiore di una ragazza israeliana, costretta a scegliere tra sentimento e bene familiare, non convince del tutto, penalizzato anche da un finale incoerente e da un ritmo non eccezionale.

The Master (Concorso), voto 8.5. A livello tecnico non è all'altezza del Petroliere, ma il nuovo film di Anderson colpisce per la forza e l'ampiezza del messaggio. Un film non facile, che però entra sottopelle e fa riflettere, usando la storia di una setta sinistramente simile a Scientology come pretesto e strumento per indagare il rapporto umano con la libertà e il potere, il bisogno di essere unici e la necessità di essere accettati e, in un certo senso, comandati. Sorretto da un cast semplicemente strepitoso il film convince e prenota almeno un premio di rilievo, forse non solo qui alla Mostra.

Questo è tutto per ora. Nel prossimo capitolo i film italiani, finora una delle migliori sorprese della Mostra.

Pier

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