domenica 13 marzo 2011

Rango

Un mix indovinato



Rango è un camaleonte che vive solo all’interno di una teca. Per combattere la solitudine si è inventato una carriera di attore e regista, che esercita con costanza e dedizione. Un incidente imprevisto durante un viaggio in auto lo sbalza fuori dalla teca, in mezzo al deserto. Finirà in una città del vecchio west, dove la cronica mancanza d’acqua sta riducendo a poco a poco la popolazione. Grazie alla sua parlantina e a un pizzico di fortuna Rango verrà nominato sceriffo, ma scoprirà che la celebrità non è tutta rose e fiori.

Dopo anni di silenzio la Paramount/Nickelodeon torna a produrre un film d’animazione, e per farlo si affida alla regia di Gore Verbinski, esperto di kolossal (sua la serie dei Pirati dei Caraibi) ma alla prima prova con la computer grafica. La scelta si dimostra vincente, e produce un film scoppiettante e divertente, con un ritmo elevatissimo, personaggi azzeccati e un eccellente gusto cinefilo. Le citazioni di genere spaziano da John Ford a Sergio Leone, con una menzione particolare per un classico degli spaghetti western come Django. Non sono però riferimenti fini a se stessi, ma contribuiscono attivamente allo sviluppo della trama, rendendo il film ancora più godibile.

La grafica è di livello molto alto, con scene di inseguimento degne dei migliori film d’azione e una fotografia dei panorami desertici degna dei capolavori di John Ford.
Il vero punto di forza sono però i personaggi, dal sindaco-Tartaruga al fuorilegge Cobra, uno dei migliori villains animati visti negli ultimi anni, passando per i vari caratteristi provenienti dalla tradizione western, con una nota di merito per i gufi-mariachi che segnano i vari punti chiave della storia. Il protagonista è coinvolgente e genera simpatia, e nonostante non si senta la voce di Johnny Depp risulta comunque divertente e realistico.

Rango è sicuramente uno dei tre migliori film d’animazione mai prodotti tra quelli che non portano il marchio Disney/Pixar. Il tocco di un regista esperto come Verbinski è evidente, e conferisce ritmo e spessore a una sceneggiatura indovinata che rievoca con successo le atmosfere dei western di una volta. Non perdetelo.

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Pier

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