domenica 26 settembre 2010

Inception - recensione 2

Oltre Freud, oltre Matrix

Lo so, ne abbiamo già una di recensione di Inception. Eppure questa volta sento che una seconda recensione sia d'obbligo, proprio perchè il mio giudizio e quello di Ale sono discordi. Perchè se c'è un film di cui si può, anzi si deve, discutere all'infinito, bè quello è proprio Inception.

E' impossibile non vedere in Inception le tracce dei precedenti film di Nolan, della sua passione per la molteplicità dei piani narrativi, del loro concatenarsi, intrecciarsi, fondersi fino a diventare una trama complessa ma chiara al tempo stesso. In Memento il meccanismo era innescato da perdite di memoria, in The Prestige dalla lettura di un diario.
Questa volta, invece, Nolan decide di cimentarsi con la materia più illogica, incontrollabile e sfuggente in assoluto: il sogno.

E per farlo racconta la storia del ladro di sogni Cobb impegnato nella difficile impresa di instillare un'idea (l'inception del titolo), moltiplicando i piani narrativi come mai aveva fatto prima, ma mantenendo un'unicità d'azione che rende lo scorrere degli eventi molto più fluido. Non abusa di flashback o espedienti "esterni", semplicemente segue il dipanarsi dei sogni fino al loro punto di origine, il punto più profondo, il punto di non ritorno. Lì troviamo Di Caprio all'inizio del film, e lì lo porterà il loro viaggio attraverso l'inconscio, un viaggio costellato di paesaggi da mozzare il fiato e di insidie nascoste.
La mente è l'arma più pericolosa, e Nolan ne sfrutta al massimo il potenziale, utilizzando le sue insidie per collegare la vicenda personale di Cobb alla missione della sua squadra.

Gli attori sono eccellenti, e ciascuno di loro contribuisce a costruire il film e a conferirgli la necessaria personalità. Gli effetti speciali sono eccezionali, ma non sono di certo il motivo per vedere il film, che ha come punto di forza una sceneggiatura solida, scattante, con il solo difetto di diventare a volte un po' troppo didascalica, un peccato veniale se si pensa alla complessità dell'architettura creata da Nolan.

Inception dimostra ancora una volta la capacità di Nolan di coniugare le esigenze dei blockbuster con l'artisticità del cinema d'autore, la potenza visiva di Matrix con la complessità delle teorie di Freud. Guardatelo, poi rifletteteci su, discutetene, parlatene. Potete odiarlo, amarlo, trovarlo sgradevole come ha fatto Ale o apprezzarlo come ho fatto io. Una sola cosa non potrete fare: rimanere indifferenti.

****1/2

Pier

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